Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
L’intervista a Michelle Obama sulla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
La Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne è il 25 Novembre. Il nostro Astronauta Misterioso ha intervistato Michelle Obama, ex first lady degli Stati Uniti d’America. Una donna che, durante gli 8 anni di mandato del marito Barack Obama, ha da sempre portato avanti i diritti delle donne tramite iniziative, dibattiti e collaborazioni con grandi artisti e personaggi politici come Beyoncé, Hilary Clinton, Oprah e molte altre donne di successo che da sempre combattono contro gli stereotipi misogini e la cultura maschilista. Leggi l’intervista a Michelle Obama sulla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: “I fast food non siano un’abitudine; il rispetto per le donne sì.”
Intervista a Michelle Obama sulla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: “I fast food non siano un’abitudine; il rispetto per le donne sì.”
A: Signora Obama, è un piacere averla qui.
M: Il piacere è mio, caro… Caro? La “A” sta per?
A: Astronauta.
M: Giusto. Sa, dovrebbe scrivere i nomi per intero almeno una volta, all’inizio dell’intervista. Aiuterebbe il lettore.
Astronauta: Così?
Michelle: Così è perfetto!
A: Abbiamo girato mezza galassia per riuscire ad incontrarla, sa? E’ difficile mettersi in contatto con lei.
M: Ha ragione (ride), ma cosa vuole che le dica? Essere stata la prima first lady afroamericana mi ha catapultata in un altro mondo. Comunque voi di mondi e galassie ve ne intendete, giusto? E quindi eccomi qui.
A: A proposito di first lady… Nel 2006 la rivista Essence l’ha inserita nella lista delle 25 donne più ispiratrici del mondo. E’ una cosa bellissima, non trova?
M: Assolutamente sì. Ma vorrei ricordare che le riviste lasciano il tempo che trovano, anche e soprattutto quando stilano liste come questa. Se penso al cammino che c’è da fare per riuscire a rimettere la figura femminile nei giusti binari, mi sento onorata da un lato e del tutto inutile dall’altro.
A: Non dica così… La sua immagine è stata importantissima, per le donne. Oltre ad essere stata la prima first lady afroamericana è stata anche e soprattutto una donna che ha spesso parlato delle donne. E’ una cosa rara, paradossalmente.
M: Lo è. Una delle lezioni con cui sono cresciuta è stata quella di rimanere sempre fedele a me stessa e non lasciare mai che la gente mi distraesse dai miei obiettivi. E’ per questo che non ho smesso di credere in ciò in cui credevo, anche dopo essere diventata first lady. Io voglio un mondo migliore, nel quale ognuno possa avere un’opportunità; quell’opportunità che le nostre madri e le nostre nonne hanno potuto solo sognare.
A: Il 25 Novembre è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
M: Terribile pensare che ci sia ancora bisogno di una Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ma è un dato di fatto: chiudere gli occhi e distogliere lo sguardo è l’errore più grande che si possa fare, di fronte a realtà come questa. Gli ultimi dati sono raccapriccianti: in Italia, nei primi 10 mesi dell’anno, sono state 114 le donne uccise. Parliamo del 2017, capisce? Dovrebbero esserci stati dei passi avanti in questo senso e invece pare che non si faccia altro che tornare sempre più indietro.
A: Perdoni la domanda impertinente ma… Solo i ricchi possono fare qualcosa? Sentiamo appelli e opere di sensibilizzazione ormai di continuo da parte di politici, persone del cinema e della letteratura, artisti, musicisti… E’ solo grazie a loro che si può raggiungere il cuore della gente?
M: Il successo non va in base a quanti soldi si fanno, ma in base alla differenza che facciamo nella vita delle persone. Una volta una ragazza mi fece la stessa domanda: solo i ricchi possono fare la differenza? Le dissi: forse non avrai sempre una vita comoda, e forse non ti sarà possibile risolvere tutti i problemi del mondo, ma non sminuire mai l’importanza che puoi avere; la storia ci ha dimostrato che il coraggio e la speranza sono contagiosi e che possono avere una vita propria. Vorrei aggiungere che a volte è l’esatto contrario: sono proprio i “non ricchi” ad avere più speranza e più coraggio.
A: E intanto, però, Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti…
M: Non mi convincerà a rilasciare dichiarazioni su Trump! Le dico una cosa, però: grazie a Hillary Clinton, le mie figlie e tutti i bambini danno ormai per scontato che una donna possa essere il presidente degli Stati Uniti. Cambiare le prospettive è già importante per scardinare le immagini che abbiamo in testa, no?
A: Avrà sicuramente sentito dello scandalo che ha colpito il mondo del cinema, ultimamente. Tra molestie del passato e del presente, ricatti sessuali ecc. sembra che più nessuno sia al sicuro.
M: La prego, la carne al fuoco è già abbastanza… Non mi faccia domande in merito o rischierebbe di essere troppo persino per un cenone natalizio italiano!
A: D’accordo. Ma resta il fatto che molte ragazze sono ancora convinte che puntare sull’estetica sia l’unico modo per riuscire ad uscire dalla massa. E’ un pensiero ereditato anche questo, ma come porvi rimedio?
M: Le eredità si possono rifiutare. I nostri genitori ci hanno insegnato che possiamo ottenere ciò che vogliamo con lo studio e con gli sforzi; non importa quanti ostacoli le donne trovino sul loro cammino: voglio che tutte possano studiare per provare a fare la differenza nel mondo. Io so benissimo cosa significhi lottare per ottenere l’educazione che si vuole e di cui si ha bisogno.
A: Sono parole significative, è chiaro. Ma quando ti presenti ad un colloquio di lavoro e non lo ottieni se prima non ti mettono un po’ le mani addosso…
M: Guardi, è chiaro che le parole non possono risolvere il problema. Dietro alle parole però c’è un concetto, un ideale, un’idea, e quelli sì che possono risolvere i problemi! Denunciare le molestie, a prescindere dal nome piccolo o grande di chi le compie ai nostri danni, è il primo passo da fare affinché non ci sia più la sensazione di riuscire a farla franca. Chi compie gesti di questo tipo, siano molestie o stupri o violenze psicologiche, conta sul silenzio e sulla vergogna della vittima per continuare ad agire indisturbato. La chiave, una delle chiavi almeno, è riuscire a rompere questo silenzio. Bisogna che si sentano scoperti e nudi molto più di chi nuda ci è rimasta fisicamente. Non so se mi spiego.
A: Lei è donna, moglie, madre. Cosa direbbe se sua figlia le dicesse di voler puntare tutto sulla bellezza per riuscire a sfondare nel mondo del lavoro?
M: Intanto mi lasci dire che non c’è bisogno di dividere le tre cose. Tutti gli esseri umani sono un po’ donne, mogli e madri e sono un po’ padri, uomini e mariti. Il confine netto è impossibile da identificare: un uomo può essere madre e una donna può essere marito senza che questo ci debba lasciare stupefatti. Ad ogni modo, se mia figlia mi dicesse una cosa del genere, le direi: puoi essere bella quanto vuoi, però dimmi: se il mondo fosse cieco, quanta gente riusciresti ad impressionare?
A: Una domanda sul finale per alleggerire il clima: una volta lei si scagliò contro i fast food. Proprio lei! Un’americana!
M: Io non mi scagliai affatto contro i fast food. Io dissi semplicemente che il problema nasce quando le cose divertenti diventano un’abitudine. E’ quello che è successo alla nostra cultura gastronomica: il fast food è diventato cibo quotidiano!
A: Peccato. Avrei voluto metterlo come titolo all’intervista: “Michelle trova i fast food poco divertenti”. Avrebbe attirato molto.
M: Ma qui si parla di donne, non di fast food.
A: Lo so. Ma in Italia chi leggerebbe mai un articolo se nel titolo non lasciasse intendere che si parla di cibo?
M: Allora lo intitoli così: “I fast food non siano un’abitudine; il rispetto per le donne sì.”
A: Le voglio bene, Michelle Obama.
M: Si va al Burger King?
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