Numericamente parlando

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Da diverso tempo, per la gioia di alcuni e la disperazione di altri, il fulcro della comunicazione si è spostato su Internet.

Da quando lo sviluppo della rete, cominciata intorno agli anni ’60, è partito con una velocità sostenuta; sempre più persone hanno potuto avvicinarsi a questa nuova realtà che ha coinvolto grandissime masse; al punto da rappresentare un bacino di utenza praticamente sterminato.

Moltissimi settori hanno chiaramente visto del potenziale, in questo grande villaggio globale capace di avvicinare persone, aziende, parenti ed attività lontanissime tra di loro; ma non di solo marketing si tratta e non di soli terreni inesplorati in ambito pubblicitario e lavorativo. Moltissime persone hanno finalmente potuto accorgersi che intorno a loro un mondo pensante si muoveva; che i problemi di uno sono i problemi di tanti; che non siamo gli unici ai quali la sfiga riserva grandi sorprese e che in fondo le esistenze umane si somigliano un po’ tutte; con le dovute e preziosissime differenze che ci rendono in qualche modo unici pur essendo, sostanzialmente, identici.

Ci fermiamo troppo poco a riflettere sulla vastità del mezzo che abbiamo a disposizione semplicemente accendendo un pc o tenendo in mano il nostro cellulare.

Ormai ha ben poco da invidiare alle navicelle spaziali che hanno trionfato nei periodi d’oro del cinema e della letteratura di fantascienza; semplicemente siamo inghiottiti da tutto ciò che è comunicazione e tanto ci basta. Hai fatto almeno un accesso a Facebook, oggi? Hai ascoltato una canzone su YouTube? Hai lanciato una considerazione su Twitter? Hai immortalato il tuo gatto mentre mangiava una disgraziata cicala ed hai condiviso il tuo scatto su Instagram? Hai mandato un messaggio tramite Whatsapp o Telegram a quell’amico che vorresti tanto sentire al telefono; ma per il quale non hai mai tempo perché non lo vuoi trovare? Oppure, molto più semplicemente, hai registrato un piccolo video dove bevevi la prima tazza di caffè del giorno e l’hai reso pubblico su Snapchat?

Se almeno la risposta ad una di queste domande è “sì”, allora anche tu hai fatto il tuo bravo dovere di abitante del mondo virtuale.

Anche oggi, bontà nostra, ci siamo illusi di contribuire ad una grande comunicazione globale; con tutto quello che ci è successo oppure non ci è successo, poco importa la veridicità delle informazioni.

Per quanto io detesti i numeri (mi sono spesso espresso a favore del ritorno del baratto, prima che anche noi esseri umani ci si trasformi in beni di prima necessità); è utile dare un’occhiata a questo variegato mondo di cui facciamo tutti, chi più chi meno, parte integrante. Non che dietro i numeri non ci siano universi più interessanti; come per esempio la qualità del tempo che viviamo online, ma questa analisi potrà venire sicuramente in seguito alla comprensione della portata del fenomeno. Se non siamo coscienti della radicalizzazione del fenomeno, come possiamo comprenderlo nella sua interezza? E probabilmente, pur con il massimo impegno, non ci riusciremmo. Certamente non io, che ho i neuroni in scadenza e non ho una lira per rinnovare l’affitto.

Gli abitanti del mondo sono poco più di 7 miliardi. Tra questi, 1.7 miliardi è un utente di Facebook. Impressionante, vero?

Più di 1 miliardo è attivo su YouTube, alla stregua di Whatsapp e di Messenger (sì, proprio l’inutile e pesante e non funzionante applicazione obbligatoria di Facebook sui mobili). 500 sono invece i milioni di utenti attivi su Instagram, poco meno su Tumblr che si ferma “solamente” intorno ai 420 milioni. Non mancano sorprese interessanti, in questa carrellata; il numero di utenti mondiali per Google Plus; punta più alta dell’inutilità virtuale e luogo tra i più desolati di questo mondo fatto di pixel; supera quelli del ben più conosciuto Twitter, su cui ormai si prendono decisioni di politica estera come se si trattasse di un parlamento. 343 milioni per il punto G, contro i 320 milioni dell’uccellino. Sempre di educazione sessuale si tratta.

In Italia (60 milioni circa di abitanti) le cifre son disposte diversamente, e forse ci aiutano a capire quanto si sia o meno sulla stessa lunghezza del mondo. D’altronde, i social non sono tutti uguali e non tutti i Paesi hanno lo stesso “attaccamento affettuoso” nei confronti di questi portali aperti sulla mente (in alcuni casi disgraziatamente) di ciascuno.

Rimangono i più quotati

Facebook (con 28 milioni di utenti attivi) e YouTube (con 27 milioni); Instagram è decisamente più conosciuto di Pinterest (9 milioni il primo contro i 700.000 del secondo); si riequilibra la situazione tra Twitter (6.4 milioni) e Google Plus (3.8 milioni). In soldoni, emerge l’immagine di un mondo come sempre spaccato a metà; chi vive con gli occhi su uno schermo, e chi sta ancora aspettando una bottiglia d’acqua.

Interessante, a questo proposito, sarebbe quindi parlare di un fenomeno che questi numeri stratosferici non prendono in considerazione. Il Digital Divide, il divario digitale, che nettamente separa chi ha accesso ai mezzi di comunicazione e chi questi mezzi non li ha visti nemmeno con il binocolo; e ancora: tra chi questi mezzi li possiede e sa anche usarli, e chi invece è vittima di un analfabetismo digitale; che inevitabilmente porta a rimanere fuori da queste grandissime comunità a cui abbiamo accennato.

Il tempo è denaro e non ve ne ruberò altro.

Però è simpatico pensare che io abbia scritto per affidare queste parole ad uno schermo e che tu; o lettore carissimo; è da uno schermo che le stia leggendo proprio in questo momento.

Ripromettiamoci a vicenda di immergere la testa anche in un libro, ogni tanto.

Il profumo della carta o della pellicola non hanno niente da spartire con quello dei pixel.

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